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Piano Astrale
[Jester & Lazav]
Mentre il buio vi assorbe, sentite una forza tirare verso il fondo dell’abisso oscuro che vi avvolge. Non riuscite a vedere niente, intorno a voi, mentre la vostra coscienza viene strappata dal corpo e risucchiata sul Piano Astrale. Come dentro un ciclone, venite sballottati di qua e di là fino a cadere, letteralmente, verso il basso.
Quando finalmente riuscite ad aprire gli occhi, siete seduti uno accanto all’altra intorno a un tavolo in pietra grezza. Il Capitano è al posto a capotavola, mentre il nuovo arrivato nella ciurma della MxM è alla sua destra. Accanto a quest’ultimo, vi è una sedia vuota, così come mancano gli occupanti dei due posti alla sinistra di Jester. Attorno, solo specchi che, tuttavia, riflettono complicati giochi di luce.
Dall’altro lato del tavolo, opposto al Giullare, è seduto un giovane dai capelli neri e gli occhi grigi. Il Capitano riconoscerà sicuramente il proprio sottoposto, o almeno il suo volto, che al nuovo venuto non diranno nulla. Dall’aura che emana, tuttavia, è chiaro che non si tratti della stessa persona.
« Ben arrivati. »
Vi saluta quello che ormai è chiaro essere stato il vostro mittente.
« Gradite una tazza di tè? »
Vi chiede con un sorriso, mentre potete sentire attorno a voi l’influsso della sua mente che fa comparire al centro del tavolo un vassoio con una teiera e tre tazze vuote, pronte per essere riempite.
Daleli - Porto Sepolto
[skekDor]
Mentre sei intento a controllare lo stato del tuo Capitano, evidentemente sotto effetto di uno strano sonno di un’aura che non conosci, ma che presenta una sfumatura che ti sembra familiare, l’aria intorno a te cambia.
Come dentro un tunnel del vento, una raffica ti colpisce in faccia. Alle tue spalle, dove l’aria va a finire, si crea un piccolo tornado. Dissipatosi in un paio di secondi, lasciandosi dietro la piattezza di prima, una sagoma che riconosci come il tuo compagno di gilda dai capelli neri e gli occhi grigi compare nel corridoio.
« Aveva ragione, eccoti qui. »
Il nuovo venuto ti saluta con un gesto della mano e un sorriso.
La figura, però, ha una parvenza eterea, come si trattasse di un ologramma. Sondando le auree presenti ne hai una conferma. Se ciò non bastasse, la lettera che gli passa attraverso ne è la prova finale.
« ... »
La figura abbassa lo sguardo sulla busta ancora chiusa. Il sorriso diventa un’espressione preoccupata e corrucciata.
« Perché non vuoi aiutarci, skek? »
Edited by Bonx - 19/10/2018, 16:07. -
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LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND EVERSORI DI MEROVISH HOUSE DIMIR Fosse svenuto i suoi ricordi sarebbero confusi, la testa dorrebbe e lo sguardo tremulo non potrebbe offirgli alcunchè se non una sfocatura nauseante. Fosse svenuto, invero, una certa dose d'angoscia non mancherebbe di accostarglisi ed al presunto risveglio indicare quale sia la tremenda realtà -così come avviene quando si riacquista conoscenza, così Lazav potrebbe dirsi vittima di un capogiro estremamente destabilizzante.
Invece -e qui sta la novità- nulla di tutto ciò si colloca sulla scena odierna: le palpebre si levano con piena naturalezza dischiudendo un panorama grigio ma non per questo eccessivamente mesto. Vi è la probabilità che tutto ciò sia un'illusione, dal momento che il Genio non ha esperito mancamenti di sorta e parimenti quanto egli può osservare si discosta di molto dagli ambienti del veliero. O, più probabilmente, che la lettera di cui Mariana era destinatario si sia resa rea d'una artificiosa traslazione verso chissà quale lido: chiara, distinta ed inoppugnabile è la certezza d'aver letto un sardonico invito al dormire ma, giacchè il Molteplice si considera ora sveglio e ciononostante le sue percezioni cozzano totalmente con quanto la logica e l'esperienza suggeriscono, l'eventualità di aver abbandonato Endlos a favore di un regno onirico non meglio definito acquista via via più sensato statuto (a maggior ragione considerati gli astanti del quadretto cui Lazav nolente partecipa).
Il Capitano del Graogramàn è infatti assiso alla sua sinistra, mentre tre seggiole vuote completano i lati così che uno sconosciuto possa troneggiare all'altro vertice di quel tavolo spoglio ed immotivato. Nulla di quanto può evincersi dal solo aspetto ricorda al Genio qualsivoglia dettaglio e stando così le cose -ovverosia ammesso che il presunto ospite nonchè estraneo non sia riconducibile ad alcuna pregressa conoscenza del Pasha- colui che veste i panni di uno spericolato ragazzo nel fiore degli anni ha perciò tutto l'interesse di comprendere quale siano le regole del gioco cui è stato chiamato suo malgrado. A partire da quelle non dette, ovviamente!Arrivati è certo -dove un po' meno!
Attacca allora il giovane con aria bonaria, lasciando intendere tra un sorriso ed un motto spontaneo che le presentazioni si facciano d'obbligo quantomai impellente.Considerando però che a tutto vi è rimedio, direi che un the ed una chiacchierata non si possono negare a nessuno.
Il tranello dialettico è teso, la mano di carte tratta dal mazzo: accondiscendendo alla richiesta dell'ignoto anfitrione ed al contempo suggerendogli con garbo di mimare quell'atto di cortesia ecco che Lazav pone le prime basi per una comprensione fruttuosa della vicenda in atto. Per contro, dovesse quel bigio padrone di casa ignorare l'esplicita richiesta di un dialogo pregno di dettagli, sarà ben evidente senza ulteriori indugi che l'equilibrio non sia prerogativa dell'altro e che pertanto non ci si possa fidare di ciascuna delle parole con le quali egli stesso glisserà sulla questione.Dunque, dicevasi: senza dubbio alcuno tu sei il padrone di casa e ciò ci semplifica di molto i convenevoli. Se ci hai qui chiamati, infatti, già ci conosci e non servirà io ti ripeta quale nome hai vergato sul mio invito.
Al contrario, invece, non posso dire della tua identità, dei motivi di questo luogo e delle ragioni della nostra convocazione.
Ogni minimo sorso del tiepido infuso è accompagnato da una manciata di vocaboli, ogni apporre la tazza alla bocca interrompe il periodo senza però inserire pause eccessive: la risposta di Mariana giunge infatti in tempi umani, credibilmente intervallata dall'atto a cui lo sconosciuto lo ha invitato. Dopotutto, qual fretta deve ostentare? Ah, i perdigiorno non sono famosi che per una cosa: prendersela comoda ed assaporare la vita -un goccio alla volta, se necessario!Mi spiego: è quasi ovvio ch'io ti serva per allietare questo mortorio ma... il nostro Capitano è un pezzo da novanta, mica un novellino mio pari! Se lo hai scomodato una ragione ci deve essere -una importante, oserei dire...
Nel rimbrottare quest'ultimo appunto -nel lasciar filtrare l'ennesima provocazione legittima (e tutt'altro che sfrontata, vado a sottolineare)- il moro con tanto di scarlatta bandana si sistema per porsi a maggior agio sulla poltroncina che gli spetta. C'è per un istante il tentativo di sbracarsi senza ritegno, alzare le gambe e porle sul tavolo ma -come ogni saggia considerazione in casa d'altri- prima di permettersi tanto sarà bene conoscere chi lo ospita e quali siano i suoi crucci in fatto d'educazione; per tale ragione, infatti, lo sbarbatello aggiusta subitamente il tiro ed inclinando la schiena verso Jester trasforma quella finta in un gesto più naturale, accavallando le ginocchia non senza una loquace occhiata d'incoraggiamento rivolta nientemeno che al dirimpettaio dallo sguardo vacuo.PASSIVE SKILLS DIMIR DOPPELGANGER METAMORFOSI SCENICA QUICKCHANGE METAMORFOSI DELL'ANIMA UNDERWORLD CONNECTIONS RICCHEZZA TAVERN SWINDLER SPARABALLE (ANTI-AUSPEX) TRAIN OF THOUGHT MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) WAY OF THE THIEF INIZIATIVA EQUIPMENT DIMIR CLUESTONE BUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO) DIMIR KEYRUNE PASSEPARTOUT (ARTEFATTO) DIMIR SIGNET MARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO) ENERGY 100% CONDITIONS PERFECT . -
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Un battito di ciglia e la Strega si ritrovò a capo di una tavola pronta per l'ora del thé. Alla sua destra Mariana -sospirò- avrebbe preferito skekDor in quel momento. La sinistra era vuota e di fronte a lei Daligar... un secondo, no! Quello non era il suo sottoposto, l'aspetto era quello ma non potevano ingannarla con così poco.
Comunque la Strega si compiacque nel notare che il pischello l’avesse riconosciuta nonostante indossasse gli abiti del suo alter’ego. Non che cambiasse molto: aveva solo tolto gli abiti da giullare e la sua chioma era diventata argentea.
"Effettivamente… potevi chiedermi un colloquio."
Chiocciò la donna finalmente senza la necessità di dover esprimersi in rima. Per poi versarsi del thè con due zollette di zucchero.
"Ci sarebbe del limone?"
Cinguettò per poi stringere gli occhi verso il padrone di casa.
"Comunque sarebbe cortesia presentarsi, sai? Usare l’aspetto di un altro e drogarci non mi sembra una cosa troppo carina.
Disse la Hunter usando il tono di una maestra che rimprovera un alunno bricconcello. Poi la fanciulla dalla chioma albina si crucciò, come se qualcosa le stesse dando noia.
"Questi specchi mi mettono a disagio... li giriamo?"
Chiese stringendosi nelle spalle per poi stendere leggermente un braccio diafano verso uno di quelli che la riprendeva interamente. Dopodiché si concentrò e provò a spostarlo usandola forzale sue capacità oniriche. In genere, anche se con un po' di fatica, non le sarebbe stato impossibile farlo. Sperava solo di non diventare tutta rossa come la sua mantellina.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia:110%
Passive:
-I Sogni son Desideri- La natura selvatica di Jester le permette di intrufolarsi nei sogni altrui e quando ella lo desidera anche manipolarne il contenuto. In alcuni casi questo potere le sfugge di mano e non è lei a dettare le regole del gioco e a volte viene addirittura catapultata nel sogno di estranei. Questo potere accrescerà con l'avvicinamento della ragazza ai poteri elemetali che la porteranno a sviluppare una parte trickster. (passiva)
Prova a girare uno specchio che la mette particolarmente a disagio. Qui vorrei precisare che Jes una volta è scappata via urlando come una deficiente da una stanza piena di specchi... quindi direi che sono nel personaggio.
Auspex movimento: raggio 30m
Mind-fuck allert / Trick detector
Agilità/velocità +50%
Serpentese: parla con animali e bestie sacre.
Immunità ai veleni
Tela di nen: cammina su qualsiasi superficie indifferentemente dalla pendenza.. -
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Piano Astrale
[Jester & Lazav]
Mentre Jester e Lazav sono intenti a orientarsi e a pensare a dove sono finiti, l’ospite vaga con lo sguardo sui presenti, ma allo stesso tempo, a tratti, il suo sguardo si spegne, come se osservasse lontano. Le parole del Pasha lo raggiungono, ma è come se non le sentisse.Arrivati è certo -dove un po' meno!Attacca l’emissario del Sud sotto mentite spoglie, che decide di mantenere anche in quel mondo apparentemente onirico.
Considerando però che a tutto vi è rimedio, direi che un the ed una chiacchierata non si possono negare a nessuno.Continua incessante il Pasha nel evidente piacere di ascoltarsi parlare e di far risuonare la propria voce a beneficio -sicuramente dubbio- dei presenti. Una tazza di tè è comparsa anche davanti all’ospite, intanto, che gira distrattamente il cucchiaino e produce ritmicamente dei suoni metallici quando sbatte lievemente contro la ceramica.
Dunque, dicevasi: senza dubbio alcuno tu sei il padrone di casa e ciò ci semplifica di molto i convenevoli. Se ci hai qui chiamati, infatti, già ci conosci e non servirà io ti ripeta quale nome hai vergato sul mio invito. Al contrario, invece, non posso dire della tua identità, dei motivi di questo luogo e delle ragioni della nostra convocazione.L’ospite avvicina la propria tazza alla bocca e sorseggia la bevanda calda, compiacendosi del piacere che gli provoca. Dopotutto, in un mondo onirico, anche il tè non è altro che un ricordo.
Mi spiego: è quasi ovvio ch'io ti serva per allietare questo mortorio ma... il nostro Capitano è un pezzo da novanta, mica un novellino mio pari! Se lo hai scomodato una ragione ci deve essere -una importante, oserei dire..."Effettivamente… potevi chiedermi un colloquio."
Ribadisce il Capitano e, sul finire della frase, lo sguardo del giovane corvino si ravviva, come una fiamma morente alimentata da combustibile nuovo.
« Purtroppo, non mi è concesso lasciare questo luogo. »
Risponde, infine, l'ospite, non degnando di una risposta gli sproloqui di un semplice bardo.
Dopotutto, quando gli adulti discutono, i bambini dovrebbero fare silenzio.
"Ci sarebbe del limone? Comunque sarebbe cortesia presentarsi, sai? Usare l’aspetto di un altro e drogarci non mi sembra una cosa troppo carina. Questi specchi mi mettono a disagio... li giriamo?"
Il Capitano della MxM stende, dunque, la mano verso lo specchio che, senza troppa fatica, inizia a girarsi. Lentamente, lasciando intravedere il buio che riposa dietro il vetro. Improvvisamente, però, la superficie riflettente esplode con un suono di vetro infranto. E subito dopo, anche tutti gli altri vanno in frantumi, in una pioggia sul posto di schegge che spariscono prima di toccare il suolo.
[skekDor]
"Sai, si è perso fin troppo tempo, e io detesto sciuparne. Che questa lettera sia un inganno o meno, te ne riterrò responsabile. E a nulla ti servirà celarti da me dietro a una sagoma, signor "Daligar l'umano"."
Mentre lo Skeksis afferra la busta e la apre, il giovane corvino sorride sadicamente.
"Facciamola finita, ora. Subito."
« Non sono umano già da un bel po’. »
Sussurra la proiezione prima di sparire, mentre anche l’ultimo invitato si addormenta, veleno in circolo, per raggiungere i suoi compagni.
Mentre il vuoto risucchia la coscienza di skekDor, alcune immagini iniziano a riempire l’oscurità che lo circonda. Presente, passato e futuro si compenetrano e si scambiano in continuazione.
Ma non quelli dello strano essere, bensì quelli di un giovane corvino.
Il giovane è in una landa desolata, tra lampi, tuoni e pioggia battente. Insieme a lui, altri cinque individui. Quattro, immobili come il ragazzo, guardano verso la quinta figura, che cammina innanzi a loro. Parla, dice loro cose. Parole, che ognuno di loro aspira e se ne nutre come ossigeno, acqua, carne, vita. Li sta riunendo in un’unica entità, un unico essere. Come in un film muto, l’essere immortale può solo vedere le labbra muoversi. Ma è chiaro: è una chiamata. La Testa ha appena radunato le Zampe e si prepara a muoversi.
Le immagini tornano a fondersi tutte insieme, allontanandosi dallo Skeksis. Ma il viaggio non è ancora finito. Un’altra sequenza inizia dopo poco.
Catene. Gli passano attorno al collo, le braccia, le gambe e l’addome. Lo tengono stretto e gli impediscono i movimenti. Gli uomini col camice bianco camminano intorno a lui e parlano tra loro. Sembrano delusi. Sui loro fogli annotano in continuazione scritte e formule incomprensibili. Prima che il giovane possa dire qualcosa, aprendo la bocca, una scarica di elettricità attraversa il metallo e gli si scarica addosso. Urla, ma la voce non esce dalla gola. Dopotutto, non puoi parlare senza corde vocali. Non può muoversi, ma chi lo osserva può vedere chiaramente gli svariati buchi nel corpo, mentre le macchine intorno si muovono e li riempiono di organi. Lo stanno costruendo.
Ancora una volta, skekDor viene allontanato da quei ricordi e ha un attimo di respiro, prima che le ennesime immagini gli riempiano gli occhi. Ma, questa volta, la scena la vive in prima persona.
Buio, freddo, ansia. Catene intorno al corpo. Stretto a una parete di roccia gelida, ferito e stremato dalla fame. I respiri che, faticosamente, escono dalla labbra spaccate producono dense nuvole di vapore. Intorno tutto è buio. Solo alcuni monitor illuminati dove alcuni software sono a lavoro, ma troppo lontani per essere letti. L’aria è pesante e fetida, mentre quel poco di mobilia illuminata dalle uniche fonti luminose sembra sporca di liquami e chissà cos’altro. Alcuni passi riecheggiano nell’oscurità. Si avvicinano. La paura aumenta.
Buio.
[Tutti]
Mentre gli specchi spariscono prima di toccare il suolo, lo Skeksis appare al proprio posto al tavolo, alla sinistra del Capitano. Intorno ai tre, finalmente riuniti, si apre l’immagine di una foresta morta. Il sole è calato ormai da molto e la luna piena risplende pallida nel cielo oscuro. Nessuna stella le fa compagnia nella volta celeste.
La debole luce che riflette il pallido corpo roccioso allunga le ombre dei rami morti. Intorno al tavolo, ad inscrivere i presenti dentro un quadrato, quattro candelabri di due metri con altrettante candele accese. Alle spalle dell’ospite, una grossa porta in pietra, collegata alla radura da una scalinata, anch’essa in pietra.
« La cortesia andrebbe ricambiata. Potrebbe non alterare casa mia, mentre è qui? »
Chiede con un sorriso la figura al Capitano.
La presenza del nuovo arrivato non sembra disturbare il ragazzo corvino che, memore della domanda di Jester, suona una piccola campana apparsa vicino alla sua tazza. Dalle ombre alle spalle del Giullare, un maggiordomo di nero vestito, con un abito leggermente stretto sul petto e in vita e visibilmente troppo corto sulle braccia, raggiunge il tavolo e porge ai presenti un vassoio con un inchino. Sopra, un piattino contenente degli spicchi di limone e, accanto, una piccola brocca con del latte.
« Prego, Signori. Servitevi pure. »
Sebbene lo sguardo di quest’ultimo sia spento, il viso e la voce sono chiaramente gli stessi della figura a capotavola.
« Come potete vedere... »
Esordisce Daligar alla presenza del maggiordomo.
« ...qui nessuno usa l’aspetto di nessun altro. »
Una volta che i presenti si sono serviti, l’ospite liquida l’altro con un semplice sguardo.
« Qui siamo tutti… Daligar. »
« Tutto è uno, e uno è tutti. »
Nel pronunciare l’ultima frase, assapora ogni parola come stesse enunciando una verità fondamentale per l’Universo.
« Ad ogni modo, il Daligar che vive con voi non è qui. »
Il giovane corvino si fa serio e posa lo sguardo su skekDor per un istante, prima di tornare a concentrarsi sul Capitano.
« È stato preso. »
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La Strega sobbalzò sulla sedia tirando indietro la mano di scatto come se si fosse bruciata. Voleva girare di poco l’asse di un singolo specchio ed invece -ad effetto domino- tutte le superfici riflettenti erano cadute in frantumi. Ora la combriccola, che vantava improvvisamente anche skekDor, si trovava immersa in un bosco morto al chiaro di luna.
“Ma che cos...salve skek!”
Chiocciò la fanciulla prima che il “finto Daligar” intervenisse chiedendole cortesemente di non alternare la sua casa. A quelle parole la fanciulla annuì vistosamente con un’impressione stranita sul volto. Dopodiché il giovane spiegò che quello era il suo vero aspetto e che tutti lì erano Daligar, neanche a farlo di proposito -o forse sì- in quel momento arrivò un maggiordomo-Daligar. L’uomo portò limone e latte e le iridi scura della donna brillarono mentre arraffava uno spicchio dell’aspro frutto. Una volta servitasi prese la parola.
“Mi spiace ma per me c’è un unico vero Daligar… il nostro! Anche se ne preferirei uno più simpatico a volte.”
Scherzò la fanciulla per poi tornare seria.
“Ma perché è stato preso? E da chi? Quindi voi siete cloni? Che ci fate tutti su Endlos?”
Sciorinò le domande la giovane per poi fare una pausa e ricominciare subito dopo con un tono incerto.
“Siete dei cloni e state tutti su Endlos, giusto?”
La giovane aveva accantonato l’idea dei gemelli quando aveva visto il Dali-maggiordomo. Non poteva -o voleva- immaginare una disgraziata partorirne così tanti. Però una volta aveva sentito che una donna ne aveva fatti cinque. Rabbrividì a quel pensiero… in ogni caso era un genio chi aveva deciso di chiamarli tutti con lo stesso nome!. -
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LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND EVERSORI DI MEROVISH HOUSE DIMIR Un primo passo falso corona quell'avvio di conversazione tutt'altro che felice. Daligar -così il padrone di casa afferma di chiamarsi- sembra opporre uno stoico silenzio corredato di una buona dose d'indifferenza alla prima, primissima sequela di parole enunciate dal menestrello di turno. E ciò è male, evidentemente, poichè nulla vi è di più fastidioso dell'essere ignorati -in special modo quando chi tergiversa lo fa per amor di dialogo. Dunque, che fare? Accettare l'impasse con pieno aplomb e sfoggiare un diverso tipo di savoir-faire così da non urtare nessuno o, sulla scia di una guerra già cominciata e per la quale Lazav non ha alcuna intenzione di ritrarre gli artigli, proseguire con le ciance querule così da ammorbare oltre ogni giudizio quello sgradevole ospite dalla vistosa apatia ovvero pregno di un noncurante (ed incivile) distacco? Ma che domande: c'è forse margine di scelta? Lodevole, invero! Il mutismo selettivo è meno raro di quanto si pensi -ciò è un dato di fatto- ma nondimeno permane un disturbo serio e con piena dignità!
La disamina mette allora in luce quanto è appena accaduto non senza un pizzico di polemica, palesando forzatamente quell'elefante nella stanza che il padrone di casa si ostina a non vedere.Eppure nulla hai da temere da parte mia, nè da sentirti a disagio: sono forse così temibile alla vista? O tanto repellente da non degnarmi d'uno sguardo?
Mariana incalza con le domande, introducendosi a forza nel dialogo muto che aleggia tra le parti prima dell'interrogatorio operato dalla fanciulla -Jester, il Capitano- ma ben dopo l'infrangersi di specchi ed il conseguente arrivo del secondo in comando -skekDor, il Mezzo-Mistico.Non ho motivo di credere che i tuoi silenzi siano dettati da una profonda intolleranza -mi spiacerebbe assai, così fosse, per la vastità stessa che Endlos offre- perciò... qual è la fonte d'imbarazzo che ti preclude di parlarmi? Quale il trauma che ti vincola, frustrato e taciturno, al comunicare d'altri?
Ogni vocabolo non necessario contribuisce allora a rafforzare un'idea promulgata per opera del Molteplice stesso, costituendo qual verità ampiamente supportata il triste declino di un giovane corvino affetto da un malanno alquanto peculiare. Salvo che non smentisca il giovinastro con bandana, infatti, il Daligar-clone passerà inevitabilmente e a poco a poco sul piano degli svantaggiati, così da ispirare più che altro pietà e compassione e non autorità, mistero o quant'altro sia nei suoi piani.Ah-ha! Lo sapevo!
Esclama infine il Genio Dimir in incognito, cogliendo la palla al balzo per attestare sopra ogni dubbio la propria ciarliera teoria: al di là della frecciatina circa gli aspetti e le identità non fittizie (su cui il Pasha del Kanti glissa senza stupore di sorta, lungo la via della menzogna che tanto gli è cara), l'ospite primo del tea party ammette quale sia il fondante dell'intera faccenda. E, invero, si tratta di un delitto gravoso e funesto, verosimilmente tutt'altro che privo di ripercussioni per chi l'ha subito.E dunque il tutto si deve ad un rapimento! Di un Daligar -uno dei tanti possibili! Probabilmente di quello dotato di accortezza, affabilità e compostezza sociale!
L'entusiasmo di chi sa suonare il mandolino (o spergiura di saperlo fare) ben si appaia con l'entità della rivelazione e -pur facendo parte della ciurma da qualche ora appena e perciò ignorando pressochè tutto di tal Daligar- egli s'infervora pronto a gettarsi nella metaforica mischia che di lì a poco, da copione, ne originerà.Non mi stupisce tu sia così ombroso -che questa festa sia tanto funerea! Ma non ti proccupare: non c'è nulla che questa ciurma non possa risolvere!
Sorriso smagliante, occhi sornioni, atteggiamento rassicurante e padronanza di sè invidiabile: come si fa a non credergli? Come a non prestargli ascolto? Lazav è un maestro di persuasione e chi lo nega, purtroppo, è cieco ai suoi stessi occhi!PASSIVE SKILLS DIMIR DOPPELGANGER METAMORFOSI SCENICA QUICKCHANGE METAMORFOSI DELL'ANIMA UNDERWORLD CONNECTIONS RICCHEZZA TAVERN SWINDLER SPARABALLE (ANTI-AUSPEX) TRAIN OF THOUGHT MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) WAY OF THE THIEF INIZIATIVA EQUIPMENT DIMIR CLUESTONE BUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO) DIMIR KEYRUNE PASSEPARTOUT (ARTEFATTO) DIMIR SIGNET MARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO) ENERGY 100% CONDITIONS PERFECT . -
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Piano Astrale
[Tutti]
Mentre Lazav continua nei suoi sproloqui, dandosi risposte a domande non poste e ponendo domande che non troveranno risposta, l’ospite sorseggia il proprio tè visibilmente compiaciuto di avervi finalmente riunito.
« Strano. »
Asserisce mentre il bardo non cessa di parlare.
« Eppure ero convinto di star parlando col Capitano. »
Alza una mano verso la figura seduta al centro del trio e sfoggia un sorriso.
« Ho forse frainteso la catena di comando della MarinaxMercantile? »
E con un ultimo sorso e un’occhiataccia, lascia aleggiare nell’aria la maleducazione di quel povero suonatore che forse ancora non ha compreso chi comanda.
“Ma perché è stato preso? E da chi? Quindi voi siete cloni? Che ci fate tutti su Endlos?”
« Purtroppo, non lo sappiamo. »
Risponde l’ospite all’unica domanda che conta.
"Se è il Daligar che conosciamo a esser sparito, liberarlo sarà una scocciatura da poco. Posso percepire facilmente le anime che conosco. Anche a lunga distanza. Arrivare fino al luogo in cui lo tengono non sarà un problema… Anzi, perché disturbarsi a partire? Potrei persino richiamarlo seduta stante alla nave, a onor del vero."
Daligar scruta lo Skeksis e annuisce.
« Non stento a crederlo, da colui che gli ha quasi cancellato la memoria. »
Quando l’ospite si alza, le tazze spariscono dal tavolo. Posate le mani sulla superficie rocciosa di fronte a voi, la figura chiude gli occhi e dalle asperità del piano iniziano a fuoriuscire montagne, alberi e case.
« Questo è il posto dove Daligar è stato portato. È in quello che chiamate Nord. »
Davanti a voi potete riconoscere una landa dell’Etlerth con un piccolo villaggio e una foresta nelle vicinanze.
« Se accettate, saremo noi il vostro cliente. »
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LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND EVERSORI DI MEROVISH HOUSE DIMIR Le ciarle trovano una fine prematura non appena l'ospite -tutt'altro che grato del servizio che Mariana sta rendendo a tutti i presenti- decide di zittirlo con metodi barbari a da veri maleducati: egli forza infatti il Genio e la sua identità fittizia a non biscicare più parola alcuna per via d'una coercizione mentale (casualmente impartita per quel medesimo canale che il veleno ha debilitato), ottenendone così un lesto silenzio per sua voce ma, al contempo, un volto pregno di stupore e d'incredulità.
No, c'è da spiegare: Lazav non viene colto impreparato dall'offensiva portata sul piano mentale -egli possiede gli strumenti per accorgersi del vincolo che gli viene teso. Pur tuttavia, benchè gli sia chiaro d'essere vittima d'un tranello psionico, il Pasha del Kanti valuta in quello un pericolo tutt'altro che incisivo: dopotutto la trama del sogno corrente non può avere ripercussioni sostanziali sul corpo che s'è lasciata dietro nè, invero, da parte del Molteplice scoprire le proprie carte in un inutile confronto con il deus ex machina della situazione potrebbe giovare alcun vantaggio di sorta. Per tali ragioni, dunque, il chiacchierone lascia filtrare sulla propria persona l'imposizione al mutismo e -fingendo dapprima l'imprevisto e dappoi la frustrazione- con gli occhi del ragazzino che incarna egli saetterà rabbia nei confronti del padrone di casa.
Ma davvero tanto (anzi, tanto poco) basterà ad impedire ulteriori ripercussioni? Voglio dire, chi s'aspetta che una forza della natura, un confusionario e -nondimeno- l'anima della festa (anche là dove di feste non se ne vedono) si lasci porre in disparte con siffatta malagrazia e dichiari nel silenzio la propria rassegnazione? Nessuno, invero! Nemmeno Daligar-copia, dovrebbe: è risaputo che i bambini non stanno mai al loro posto e così, nel medesimo stile (e dimostrando sprazzi di vitalità insperabili per un decrepito vecchietto come lo Skeksis) Mariana s'alza dalla propria seggiola per raggiungere l'oggetto dell'interesse di chi li sta ospitando ad un tavolo oramai sparecchiato (brutta cosa questa, ancor più villana e screanzata: non lo sa che sbrigare le stoviglie con i commensali ancora intenti a sorseggiare il proprio tè rappresenta un'offesa infamante?).
Mentre il finto-Daligar serra gli occhi per generare come per incanto una schiera paesaggistica del tutto nuova al Pasha in incognito -mentre il cafone in ghingeri pare abbassare la guardia per nutrirsi della volontà che (sempre all'apparenza) regge quello spicchio di reame onirico- ecco che il bardo ed il suo proposito di vendetta s'aggirano per la radura sfiorando ogni cosa si possa inzaccherare col proprio tocco. Anzi, quando il ragazzino con bandana giunge a tiro dei candelabri non c'è nulla che lo trattenga dal provare a sottrarre una candela o due, quando Mariana s'affianca all'impettito padrone di casa per osservare da vicino il panorama generato d'incanto c'è fortissimo il desiderio di strattonarlo e fargli perdere la concentrazione.
Ma poi, perchè? Cosa potrebbe mai spingere Lazav a mostrarsi tanto puerile e disadattato? Forse il fatto che -qualsiasi sia l'offerta del Daligar-clone, essa sarà ininfluente rispetto al potere, le ricchezze, le prospettive e l'unicità di cui il Genio Dimir è al contempo piena rappresentazione e agevole fruitore? Suvvia, per il momento l'eminenza del Sud si tratterrà d'ogni disdicevole insulto ma... beh, non per questo egli eviterà di pestare i piedi con impazienza e visibile fastidio al non poter proseguire con il proprio cicalare: vostro onore, gli è forse permesso riprendere favella?PASSIVE SKILLS DIMIR DOPPELGANGER METAMORFOSI SCENICA QUICKCHANGE METAMORFOSI DELL'ANIMA UNDERWORLD CONNECTIONS RICCHEZZA TAVERN SWINDLER SPARABALLE (ANTI-AUSPEX) TRAIN OF THOUGHT MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) WAY OF THE THIEF INIZIATIVA EQUIPMENT DIMIR CLUESTONE BUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO) DIMIR KEYRUNE PASSEPARTOUT (ARTEFATTO) DIMIR SIGNET MARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO) ENERGY 100% CONDITIONS SILENCED . -
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La Strega annuì alle parole di skekDor, e lasciò che i presenti iniziassero a cianciare tra di loro, così da ascoltare i loro ragiobamenti. Nel mentre le tazze sparirono -con suo disappunto- per far spazio sul tavolo una specie di riproduzione in miniatura di un villaggio situato nell'Etlerth. Conosceva quel posto, ma solo superficialmente, era talmente vasto che lei non sarebbe stata una buona guida. Tuttavia con le indicazioni non doveva essere un problema, comunque...
"Non si fa qualcosa per nulla. Sicuramente troverei il modo per stipendiare il lavoro del mio -forse- futuro sottoposto Mariana e di certo troverei un compromesso con skekDor..."
I suoi occhi d'onice si posarono sul bardo e poi sul pennuto "non dubitate!"
Al che la ora Ela riprese a parlare con il Daligar fasullo.
"Ma come pensate tu e i tuoi amici cloni di ricambiare i nostri servigi? Non mi fraintendere, provo simpatia per Daligar, ma se fa parte della MxM -e lo fa- son certa che tornerà da noi... prima o poi"
"Anche da morto", ma questo non lo disse, voleva essere gentile pur rimanendo seria. Si stava impegnando ad essere il più autoritaria possibile. Khaty come si sarebbe comportato al suo posto?
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Piano Astrale
[Tutti]
Mentre i grandi parlano, il bardo zittito si aggira con fare furtivo per il luogo, pronto a compiere la sua marachella. Avvicinatosi ai candelabri, li deruba di alcune candele che, tuttavia, restano accese nella sua mano nonostante i tentativi di spegnerle.
"Non si fa qualcosa per nulla. Sicuramente troverei il modo per stipendiare il lavoro del mio -forse- futuro sottoposto Mariana e di certo troverei un compromesso con skekDor...Ma come pensate tu e i tuoi amici cloni di ricambiare i nostri servigi? Non mi fraintendere, provo simpatia per Daligar, ma se fa parte della MxM -e lo fa- son certa che tornerà da noi... prima o poi"
In risposta alle parole del Capitano, la scena sul tavolo muta nuovamente.
Al posto delle montagne e delle steppe innevate del Nord, appare una landa desolata e brulla. Due figure in pietra, ma con fattezze riconoscibili, si fronteggiano sul terreno spoglio. Quella dal lato della ciurma, sfoggia un cappello da giullare e una blusa con dei campanellini. L’altra, invece, è un giovane simile a Daligar che impugna una pistola.
Dopo qualche battibecco, sul corpo del ragazzo esplode qualcosa e questi cade a terra.
« Ti macchieresti nuovamente della morte di uno di noi, Jester? »
Sussurra l’ospite durante la scena, terminata la quale il tavolo torna com’era e riappaiono le tazze come erano state lasciate.
« Come vi stavo dicendo... »
Riprende il discorso Daligar.
« Saremo noi i vostri clienti. Fate il vostro prezzo. »
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LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND EVERSORI DI MEROVISH HOUSE DIMIR Alla buon'ora! Insomma, a saperlo prima, non ci avrebbe messo tanto! Chi l'avrebbe mai detto che mostrarsi insofferenti fosse sufficiente per spezzare l'incanto a suo danno? Chi avrebbe mai scommesso che rubare delle candele rappresentasse la chiave di volta per sbloccare l'orrida situazione? Perchè, così stando le cose, al Genio in incognito giunge la netta sensazione che il padrone di casa abbia levato la coercizione mentale al solo scopo di evitare ulteriori danni: prima che Mariana scompigli tutto l'ambiente e (perchè no) dia fuoco al circondario immaginifico con le fiammelle di quelle cere sottratte, il Daligar-committente permette infatti al suo caotico convitato di riprendere a favellare. Un errore di cui si renderà ben conto sin da subito. Dovresti farlo, Capitano.
Erompe allora il ciarliero ragazzino, rivolto alla fanciulla che li comanda tutti in riferimento all'accusa sottesa dal capotavola agghindato.Dovresti ricordare a questo scorbutico sbarbatello che la tua autorità non teme ripercussioni di sorta.
Come un pessimo consigliere, Mariana vuol suggerire una linea d'azione che non tenga in considerazione la scena svoltasi or ora sul tavolo (della quale, in effetti, non c'è grado di verità palese se non per la stessa Jester) e propugni invece la logica bislacca ma inoppugnabile della vita piratesca.Un Capitano pirata sceglie per sè la rotta senza imposizioni esterne. Fosse anche un muro d'acqua quello che gli si staglia innanzi, ecco che là egli potrebbe dirigersi, senza timore e senza danno, se tale è la sua volontà.
Il volto dello sfrontato mulatto si volge quindi al clone saccente, vertendo l'attenzione ed il fulcro delle proprie parole a riprova del fatto che -laddove Jester scegliesse di assecondare la richiesta- nessuna coercizione potrà mai dirsi salvaguardando così l'onore della ciurma e di chi la guida.E un Capitano potrebbe chiedere per questo lavoro ricchezze inimmaginabili e finanche beni il cui valore si dà ultraterreno, sfuggente ed irripetibile.
Con un ultimo sorriso sornione il bardo smette allora il confronto di sguardi e -dopo aver lasciato intendere che non di sola moneta vivel'uomoil pirata, ma di tesori unici e di leggende concrete- egli prova a riporre le due candele sgraffignate sul capo dei figuri di pietra fronteggiantesi sul pianoro del tavolo... solo per accorgersi, suo malgrado, che ad un semplice gesto dell'antipatico anfitrione i due lumini finiranno ad annacquarsi entro le tazze di tè precedentemente scomparse.PASSIVE SKILLS DIMIR DOPPELGANGER METAMORFOSI SCENICA QUICKCHANGE METAMORFOSI DELL'ANIMA UNDERWORLD CONNECTIONS RICCHEZZA TAVERN SWINDLER SPARABALLE (ANTI-AUSPEX) TRAIN OF THOUGHT MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) WAY OF THE THIEF INIZIATIVA EQUIPMENT DIMIR CLUESTONE BUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO) DIMIR KEYRUNE PASSEPARTOUT (ARTEFATTO) DIMIR SIGNET MARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO) ENERGY 100% CONDITIONS PERFECT . -
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Merda!
Quel ragazzino mostrato da Daligar era reale, Ela non ricordava il suo nome ma non avrebbe mai scordato il suo sguardo diventare vitreo, la strana apatia che aveva accompagnato la sua morte. Le spiaceva, ma non se ne era mai fatta davvero una colpa: aveva semplicemente catalogato il tutto come un errore. Infatti non era mai stata intenzione della Strega ucciderlo; si stavano allenando e la Hunter aveva dosato male la propria forza, poi non era riuscita a salvarlo. Quanto tempo era passato? Due anni, forse tre… era difficile stabilirlo considerato che su Endlos avevano un calendario diverso rispetto a quello del proprio mondo.
Sospirò, era difficile parlare con un “parente” della vittima ma gli doveva le condoglianze. L’alter’ego albino stava per aprire bocca quando Mariana iniziò a sciorinare tante parole sfacciate a cui la Strega rise sotto i baffi. Quel ragazzo non aveva torto, non del tutto almeno, doveva solo imparare a non mettersi in mezzo ai discorsi degli adulti.
“Mariana... placati.”
Ordinò la Strega con tono secco ma non arrabbiato, non aveva bisogno di un altro Black Star nella ciurma.
“Se quello di cui mi accusi fosse vero direi che il Destino” in cui la Strega non era sicura di credere “ci vuole uniti in un modo o nell’altro.”
Vita oloromorte.
“Pertanto ecco quello che chiedo in cambio del successo della missione: vincolare permanentemente il vostro mondo onirico al mio in modo che io abbia un collegamento diretto con voi, tuttavia non avrete il consenso di entrare nel mio lido se non per mio volere. Materiale per il veliero, ho bisogno di cannoni e una barriera magica ed energetica fatta su misura.”
Fece una pausa… cos’altro avrebbe potuto chiedere? Ah, ecco!
“Ovviamente sarete miei clienti quindi impiegherò i miei uomini e i miei mezzi. In anticipo chiedo una tariffa, anche forfettaria, per far fronte alle spese del viaggio, un ponte momentaneo tra i nostri sogni per comunicare, tutto il materiale e informazioni per portarlo a termine il lavoro. Infine… direi che questo accordo necessità di un contratto vincolante.”
La donna parlò velocemente fissando il falso Daligar senza mai battere le ciglia… sarebbe sembrata veramente folle. Va be’... E le condoglianze? Se ne era già scordata.
“skekDor si occuperà delle scartoffie e farà in modo che voi non sgarriate. Voi avete altro da aggiungere?”
La domanda era in vero rivolta solo al rapace -che Ela stava guardando- ma probabilmente la seconda persona plurale che la giovane usava col Dio avrebbe potuto confondere i presenti.