Kiryll Gyllenstierna

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Kiryll Gyllenstierna
    . Revisione . Conto . Tesoreria .
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    Il ragazzo

    ~ Origine: Presidio Nord ~
    ~ Razza: Umano ~ Stirpe: Nobiltà di Najaza ~
    ~ Classe: [Fighter / Tamer / Avatar] ~
    ~ Sesso: Maschio ~ Età: 20 ~
    ~ Rango: Cavaliere cadetto ~ Istruzione: Accademia di Daltigoth ~
    ~ Stemma del casato: Casa in fiamme sormontata da stella d'oro, su fondo blu notte ~



    Aspetto

    Un ragazzo alto e pallido, con lineamenti aquilini, un accenno di lentiggini, occhi chiari, braccia forti e abituate a maneggiare la spada. Il tipico cadetto della nobiltà di Najaza. Alla partenza da casa si è fatto radere i capelli (prima mossi e lucenti, di un castano scuro con riflessi ramati) quasi a zero. Si è messo in strada con abiti da viaggio di foggia visibilmente costosa, come di inequivocabile valore è la lunga spada che gli pende al fianco, custodita in un prezioso fodero di pelle.

    Carattere

    Le crisi che lo prendono inaspettatamente dall’età di sette anni (con perdita di coscienza, rigidità e saliva violacea) hanno inevitabilmente segnato il suo carattere. Al compimento del suo ventesimo anno non ha potuto prendere, come i suoi compagni dell’Accademia, il posto che gli spettava all’interno della società dell’Enclave. Inquieto e angosciato da sentimenti difficili da descrivere persino a sé stesso, figuriamoci a sua madre o ai suoi conoscenti, ha chiesto formalmente di poter rispolverare la vecchia usanza del “Grand tour: il viaggio che serviva ai cadetti per completare la propria formazione visitando regioni più prospere, prima della formale investitura a cavaliere. Assieme al desiderio di conoscere effettivamente nuovi costumi, ciò che ha spinto il ragazzo a intraprendere questo viaggio per nulla privo di difficoltà è il bisogno di respirare un’aria meno opprimente. Spera di poter scacciare l’ansia di vivere che troppo spesso lo coglie, e che ha finito per attribuire all’ambiente in cui è cresciuto.
    Non bisogna, in ogni caso, immaginarlo come un ragazzo freddo e sempre cupo: forse proprio la sua condizione lo ha fatto crescere con un certo senso dell’umorismo, ed una visione pacatamente distaccata delle cose. Alcuni lo definirebbero quasi un cinico, altri un ragazzo più saggio dei suoi anni.
    Dagli anni di addestramento è uscito uno spadaccino provetto, sicuro del proprio valore, di certo tra i migliori dell’accademia. Ma una cosa è l’allenamento con spade smussate, altra brandire davvero la spada contro qualcuno. Cose che capita di dover fare, a chi viaggia.

    Biografia



    L'
    unico ricordo che ho di mio padre è forse anche l’unico ricordo veramente vivido della mia infanzia. Era un uomo, per come lo descrive mia madre, “divorato da una superstizione malsana”, e io stesso a sette anni ero impressionato dalle sue orbite scavate, dal suo sguardo duro ma come opaco, dalla sua voce che aveva sempre come una nota smarrita. Lo ricordo quella notte, che entra nella mia camera reggendo un lume, avvolto in un pesante mantello. Mi ha portato fuori con sé, nelle vie della città. Dal cielo cadeva una spiacevole neve sciolta che riempiva le strade di una poltiglia gelida. Avevo un freddo tremendo. Mia madre mi ha raccontato che dopo quella notte sono stato malato per tre settimane, prigioniero a letto di una febbre che sembrava dovesse consumarmi.
    Siamo entrati in un palazzo, altri uomini reggevano dei lumi, i volti rischiarati dalle fiammelle arancioni, le spalle avvolte in cappe scure. Siamo scesi per una scala di pietra, ricordo la volta di una stretta grotta, il freddo sempre più insopportabile, e un altare in fondo alla galleria. Ricordo odore di fumi aromatici, gli sguardi che mio padre scambiava con gli altri uomini, ma soprattutto quel suono, i sonagli dei tamburelli. A volte li sento ancora oggi nei miei incubi.
    Poi mi hanno fatto bere da una coppa tanto gelida che credevo mi si sarebbero incollate le dita al metallo. Poi più nulla, anche se dai ricordi di bambino, che si mescolano con i deliri delle tre settimane di convalescenza, affiora una figura più nera della notte, dalle lunghe corna ricurve, in piedi sull’altare, avvolta dai fumi dei bracieri.

    Mio padre morì quella notte. A quanto pare, mi aveva coinvolto all’insaputa di mia madre in un rituale del Mistero a cui apparteneva, durante il quale in preda all’esaltazione mistica si sarebbe infilato una lama nel ventre. Sembra che sia scoppiato uno scandalo in tutta la nobiltà di Najaza: mio padre era ai tempi una delle figure più influenti, e sebbene questo tipo di culti sia molto diffuso nessuno si era mai spinto a tanto. Furono presi provvedimenti, seguì un periodo di repressione. Mia madre divenne l’unica amministratrice del patrimonio familiare, che da allora gestisce con la sua stretta di ferro. Tutti i nostri famigli provano per lei un misto di venerazione e terrore. Io ho per lei l’affetto che ogni figlio deve alla propria madre. Lei vede in me, credo, la sua unica ragione di vita e la speranza del casato.
    Credo che il suo attaccamento nei miei confronti abbia assunto questi toni proprio in seguito a quella notte. Per più di venti giorni vegliò al mio capezzale... Non so più nemmeno quante volte mi ha descritto il colore bluastro delle mie labbra, il cuscino zuppo di sudore, i miei lamenti strazianti, le guance che si affossavano sempre più, e l’angoscia condivisa da tutti i medici che quella febbre dovesse portarmi via. Sono cose che segnano una madre.
    Dopo la mia guarigione, lentamente si convinse a concedermi una vita normale, nonostante il demone dell’apprensione che ormai si era impossessato di lei. Mi assegnò un precettore e un maestro d’armi, sebbene credo che avrebbe preferito limitarsi al primo. Io però preferivo il secondo. Niente come l’allenamento, la sensazione tangibile di migliorare in conseguenza diretta dei miei sforzi, riuscivano a farmi passare ore felici e a scacciare l’ansia. Perché, e forse non può essere altrimenti per qualcuno nato e cresciuto in quella spettrale città sospesa fra un cielo sempre tetro e una terra stretta dal gelo, ho conosciuto l’ansia fin da bambino.
    Non ricordo un tempo in cui non abbia sofferto degli attacchi. Mi hanno sempre preso nei momenti più impensati, nessun legame apparente con situazioni di stress, di paura, di sonno… Nessuno schema comprensibile. Semplicemente, a volte perdevo conoscenza, e al mio risveglio mi dicevano che ero caduto a terra rigido come uno stoccafisso, digrignando i denti dai quali colava una schiuma violetta. Ha cominciato a diventare davvero invalidante con la pubertà, le prime infatuazioni, le “amicizie” adolescenziali. I ragazzini non sono molto comprensivi. Sorprendentemente, alla mia presentazione a corte tutto è filato abbastanza liscio. Non così al mio prima raduno di soli rampolli, qualche settimana dopo, proprio quando ero riuscito a far ridere Margareta Lagergren. La mia reputazione fra i miei coetanei non si è più ripresa.
    Mi sono dedicato con ancora più foga alla spada. Passavo pomeriggi interi sotto la pioggia, con una certa teatralità adolescenziale, lo ammetto, a prendermela con i fantocci di legno dell’addestramento. Piuttosto inutile per la tecnica, ma preziosissimo per sfogare l’amarezza e “mescolare le lacrime alle gocce di pioggia”. Mie testuali parole usate a cena con mia madre.
    Gli anni all’accademia sono stati accettabili. L’atmosfera di Najaza non poteva certo migliorare, ma la mia visione delle cose del mondo è maturata, e ho imparato a prendere le difficoltà della mia vita con più autoironia. Ha aiutato molto. Mi sono fatto anche degli amici. La cerimonia per il completamento del percorso di addestramento è uno dei pochi ricordi sinceramente felici di questi vent’anni da che sono al mondo. Sono tornato a casa alle prime luci dell’alba del giorno dopo (come sempre per la strada soffiava un vento gelido che mi frustava la faccia con cristalli di ghiaccio). Mia madre mi aspettava sveglia, doveva consegnarmi una lettera sigillata che a quanto pare mio padre aveva lasciato per me, da leggere al compimento del mio ventesimo compleanno. Era stato qualche mese prima, ma mia madre aveva deciso di aspettare la fine dell’accademia.
    Ce l’ho ancora, questo è il testo:

    Kiryll, figlio mio,
    Se stai leggendo questo foglio significa che hai finalmente raggiunto un’età che ti permetta di capire ciò che sto per scriverti. È strano immaginare di rivolgermi a un te ormai uomo. Non posso sapere come sarà trascorsa la tua vita da oggi al momento in cui ti trovi adesso. Non posso sapere se il tuo destino sarà stato impaziente e avrà già iniziato a manifestarsi nella tua vita. Non posso sapere se sarai all’altezza…
    (una riga è cancellata) Ma certo che è così!
    Ti prego, prendi con molta serietà quello che sto scrivendo.
    Quando sei nato, nella notte sono stato visitato da un Dio. È il più potente di tutti. Altre casate come la nostra ne hanno di simili come protettori, ma in nessun modo pari a Lui. Mi ha rivelato che quello che era appena nato era il Fanciullo che Redimerà il Mondo. Questo mondo è marcio, lo vedo ogni giorno di più. Non riesco a pensare ad altro. Osservo gli altri, tutti gli altri, come si dedicano alle loro vite, come credono nelle loro vite, come riescono ad agire nel mondo. Anche tua madre… Come possono! Non passa giorno senza che sprofondi in un abbattimento terribile, ogni mio pensiero è un pensiero di sconforto. L’umanità non è stata creata per la felicità! Ma quel Dio… Quel Dio lo sa, non lo nega come fanno tutti. Per questo gli credo. E mi ha detto che tu, mio figlio, il mio stesso seme, tu guarirai tutto questo! Non posso immaginare come… ma è naturale che non possa, altrimenti sarei io stesso a redimere il mondo! E invece è destino che sia tu a farlo!
    Stanotte alla celebrazione del Mistero ti porterò con me. Il tuo destino ha bisogno di essere celebrato, e quel Dio va convinto a proteggerti. Va offerto il giusto prezzo… è quasi ora. Vado a svegliarti.

    Piuttosto sbrigativa come lettera, visto il contenuto, ma è anche comprensibile, se uno si immagina che mio padre l’ha scritta mentre si preparava a versare il suo sangue per consacrare “il fanciullo che redimerà il mondo”. Doveva essere decisamente sovreccitato. Le ultime righe sono quasi illeggibili da quanto il tratto si fa confuso.
    Inutile dire che credo che mio padre fosse davvero “divorato da una superstizione malsana”, e nient’altro. Ma forse soprattutto malato di una fragilità interiore che nessuno capiva. Non so se sia stata più la lusinga di immaginarsi di aver messo in grembo ad una donna il bambino prescelto, oppure un’estrema speranza a cui aggrapparsi nella disperazione, ma in una mente già fragile una simile lusinga o speranza potrebbero avere persino il potere di spingere a darsi la morte. Di certo per mio padre fu così.
    Tuttavia, quella notte qualcosa è successo. L’ho capito immediatamente alla prima lettura. Ho collegato le mie crisi, i ricordi terrificanti della figura sull’altare, la febbre, il “Dio”. Mio padre mi aveva messo in contatto con qualcosa, quella notte. Da quando l’ho letta devo dire che le mie notti sono molto meno tranquille. Ho il terrore che adesso lui, chiunque o qualunque cosa sia, sappia che io so, e che questo possa spingerlo a manifestarsi, che le mie crisi possano peggiorare, evolvere…
    A mia madre non ho mai fatto leggere la lettera. A quanto pare, di tutta questa storia non è al corrente nessuno, per fortuna. Probabilmente persino i compagni di culto di mio padre non dovevano essere stati messi al corrente di tutti i dettagli del suo delirio. Probabilmente credevano che volesse soltanto iniziarmi al Mistero, e che la cosa sia sfuggita di mano.
    È tradizione (sebbene da tempo si sia accantonato questa vestigia di tempi in cui l’Enclave intratteneva migliori rapporti con il suolo e gli altri Presidi) che i cadetti delle casate, al termine dell’accademia e prima dell’investitura a cavaliere, compiano un viaggio fuori dai confini del Presidio Settentrionale. Già prima di leggere la lettera avevo maturato la decisione di volermi avvalere di questa usanza, nonostante la quasi certa opposizione che avrebbe fatto mia madre. Dopo la lettera è diventato un bisogno irrinunciabile.
    Già prima provavo un senso di soffocamento all’idea di continuare a vivere indefinitamente fra le mura di quel sasso levitante paralizzato dal gelo, con nessun’altra prospettiva che quella di paralizzarmi lentamente anch’io, cominciando dal cervello e finendo con il corpo… Ho detto che mi ero fatto degli amici, ma sentivo che la compagnia dei soli membri della ristretta elite di Najaza mi faceva male, sotto ogni punto di vista.
    Dopo aver letto la lettera, a quel primo bisogno si è aggiunto quello forse ancor più concreto di vederci più chiaro sulle mie crisi, e sull’effettiva natura di quello che mio padre mi ha fatto a sette anni. E non è certo entro gli angusti confini dell’Enclave che potevo trovare quelle risposte. Nella “migliore” delle ipotesi qualche culto segreto avrebbe preso per buoni i vaneggiamenti di mio padre, accogliendomi come un messia, ma io voglio liberarmi di tutto questo e, se possibile, vivere una vita felice.



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    Stile di combattimento

    Kiryll tira di scherma secondo le regole dell’arte settentrionale, che gli sono state insegnate prima dal suo maestro d’arme privato e poi dagli istruttori dell’Accademia,: con una spada bastarda e senza scudo, preferibilmente a piedi. Seguito nel suo addestramento da ciò che di meglio l'elite di Najaza aveva da offrire come insegnanti, la dura pratica non solo ha temprato il suo corpo e la sua mente, ma gli ha reso naturale convogliare le energie del suo cuore e del suo respiro nella lama in un modo sconosciuto alla maggior parte degli spadaccini.
    La sua pericolosità, tuttavia, non sembra poter derivare soltanto dal duro allenamento… chiunque si batta con lui prova la sgradevole sensazione che le forze a cui attinge dentro di sé non siano quelle che qualunque persona normale potrebbe richiamare con la concentrazione: che ci sia qualcosa di più inquietante annidato nell'animo di questo ventenne. Qualcosa di cui forse nemmeno lui stesso è completamente a conoscenza.

    Armi e protezioni

    Flammandsvärd - L’arma per eccellenza di ogni Cavaliere del Nord è la “spada bastarda”, o a una mano e mezza: una lama più lunga del normale, la cui impugnatura permette di brandirla con la sola destra o con ambo le braccia. Ogni cadetto dell’accademia di Daltigoth viene perfettamente addestrato nella raffinata arte di questa lama versatile, micidiale in battaglia e al tempo stesso simbolo di status.
    Kiryll, in quanto rampollo di una delle famiglie più ricche e influenti di Najaza, cinge al fianco una versione ancor più rara e spettacolare di quest’arma, dalla lama interamente ondulata, in foggia di fiamma. Il fodero in cui riposa, di cuoio bruno decorato a motivi d'oro fiammeggianti, non tradisce l’aspetto scenografico della spada, che appare in tutta la sua magnificenza solo quando sguainata dal cadetto.
    [Arma da mischia a una mano e mezza]

    Brigantina - Un prezioso corpetto di lino e velluto blu notte dall’apparenza elegante, ma rivettato internamente con placche d’acciaio. La maestria nella sua realizzazione lo rende talmente comodo e piacevole a vedersi che il ragazzo lo indossa praticamente sempre, non solo in viaggio, ma talvolta anche in ambiente elegante, sopra alle vesti. Tuttavia, rappresenta anche una difesa eccellente da colpi di taglio o perforanti. Sul petto porta ricamato l’emblema della famiglia Gyllenstierna.
    [Protezione per il busto e la vita]



    Poteri passivi

    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
    [Malia passiva: paura e nervosismo]

    Voce del pericolo - Fin da che ha memoria Kiryll ricorda di aver sentito “i bisbigli”, tanto che inizialmente credeva fosse normale per tutti. Ben presto tuttavia ha capito che non solo non era così, ma che gli altri tendevano a vedere questa sua caratteristica come qualcosa di inquietante, così ha smesso di parlarne. Eppure – ha sempre pensato – non dev’essere una cosa cattiva: i bisbigli si fanno sentire solo quando il ragazzo si trova in pericolo. La prima volta che li ha sentiti stava giocando nella dispensa, e poco dopo da un anfratto è sbucato un grosso scorpione nero. Col tempo la sua familiarità con questo fenomeno si è affinata, soprattutto durante l’addestramento marziale: i bisbigli lo avvertivano ogni volta che, negli allenamenti contro più di un avversario, uno di questi lo stava per colpire alle spalle.
    In generale, qualunque sia la natura e l’origine del bizzarro fenomeno, la voce gli sussurra all’orecchio per avvisarlo di qualsiasi pericolo ed intento ostile nelle vicinanze di cui il ragazzo non sia già a conoscenza. Si tratta tuttavia di un avvertimento generico: non c’è modo di sapere da dove verrà la minaccia, né di che natura essa sia.
    [Auspex di percezione dei pericoli]



    Tecniche attive

    Cuore, mente, braccio, spada - in oltre dieci anni di addestramento marziale (metà della sua vita) Kiryll ha imparato, nel combattimento, la via per aprire un canale diretto tra le sue energie interiori sepolte e la sua arma, che diventa così non solo un prolungamento del suo corpo, ma un ricettacolo di poteri distruttivi e micidiali. Ad ogni attacco può decidere di consumare un importo variabile di energia per rendere il proprio fendente più letale del normale - Consumo: Variabile.
    [Tecnica offensiva istantanea, fisica, singola]

    Blackout protettivo - talvolta, durante i combattimenti, quando l’avversario gli rivolge un attacco particolarmente pericoloso, che Kiryll non riuscirebbe a contrastare con una semplice parata, il ragazzo riscontra uno strano fenomeno: per una frazione di secondo la sua vista si annebbia, ed in qualche modo l’offensiva viene deviata. L’impressione è come di un pesante drappo nero che cali sulla sua coscienza… e quasi di qualcun altro che prendesse, per lo spazio della reazione, il controllo del suo corpo. Dai racconti dei suoi compagni di allenamento, in questi momenti gli attacchi a lui diretti vengono contrastati come da una forza inspiegabile che si frappone fra lui e l’aggressore, e che si manifesta ai più attenti nel guizzare di un’ombra nerastra. Questa forza sembra poter fermare non solo gli attacchi fisici, ma anche gli assalti magici e psichici scagliati contro di lui - Consumo: Variabile.
    [Tecnica difensiva, istantanea, mista (fisica/mentale/energetica)]

    Bile ardente - Kiryll ha cominciato a prendere coscienza che in lui covano forze non del tutto comprensibili. Non solo: ha anche iniziato a capire che gli è possibile, in caso di necessità, richiamarle a galla. Non è una cosa spiegabile a parole: è come se avesse individuato un punto dentro di lui, da qualche parte fra stomaco e cuore, dove si annida un’energia inspiegabile, ma assolutamente reale. Durante i combattimenti, o in situazioni in cui il suo corpo deve sopportare stress particolarmente intensi, può concentrarsi su quel punto, "stimolarlo", e subito è come se da lì un liquido caldo e denso si riversasse nelle sue vene, galvanizzandolo.
    Per una manciata di secondi, il suo fisico diventa capace di prestazioni quasi innaturali: potrebbe spezzare un braccio a mani nude, o schivare una freccia, o sopportare un urto restando illeso. Mai tutti questi assieme: bensì uno solo, scelto di volta in volta - Consumo: Medio.
    [Potenziamento fisico a Forza oppure Agilità oppure Resistenza, durata lunga (2 round: Basso + Basso), max 3 azioni/round]

    Intimorire le bestie - Fin da piccolo, Kiryll ha sempre avuto la triste sensazione di non piacere agli animali. Fra tutte le persone in un salotto, non era mai lui quello a cui un gatto andava a mettersi in grembo, e gli uccelli iniziavano a frullare nelle loro gabbiette al suo solo avvicinarsi… Più recentemente, il ragazzo ha capito di poter padroneggiare in una certa misura questa sua energia sgradita alle bestie, e rivolgerla contro qualsiasi animale ostile per soggiogarlo. È capace di far scappare via un cinghiale in cui si è imbattuto nei boschi, o persino far accucciare un branco di cani aizzato contro di lui. Pare che il limite di questo potere stia nel numero delle bestie che affronta: più di quattro sono sufficienti a farsi coraggio a vicenda e ignorare il suo potere. Le reazioni, poi, dipendono dalla natura e dal carattere del singolo animale… Far scappare terrorizzate le pecore lungo la strada è diventato un piccolo divertimento per il ragazzo durante il suo viaggio - Consumo: Basso.
    [Malia attiva, istantanea, mentale, multipla (max 4 bersagli)]

    Spavento e terrore - con la pratica, Kiryll ha imparato che gli è possibile, per qualche ragione, instillare nel suo avversario un subitaneo smarrimento semplicemente volendolo. I suoi compagni di allenamento all’Accademia lo descrivevano come un improvviso moto di orrore, che nella maggior parte dei casi si traduceva in un'irrazionale paralisi. I più sensibili affermavano di intravedere sovrapposta al suo volto come una maschera fumosa, dai tratti terrificanti...
    Grazie a questo potere, il cadetto è in grado di raggelare per il terrore un singolo bersaglio, il quale, spesso e volentieri, per lo spavento diventerà incapace di ragionare lucidamente, reagire, muoversi, attaccare o difendersi, a meno che non ricorra ad una tecnica di consumo pari o superiore. La reazione, a dire il vero, dipenderà dalla tempra del singolo, ma di fronte ad un sentimento di paura così intenso, improvviso e inspiegabile, quella più frequente sarà proprio questa - consumo: Medio.
    [Malia attiva, durata breve (1 round), mentale, singola]

    Oggetti personali

    Biglietto - Un foglietto di carta ripiegato, che Kiryll conserva come ricordo in una tasca interna del giustacuore: "Tornate presto in questa casa, sarete attesi. Possano i nostri destini intrecciarsi di nuovo. Lynae". All'interno c'è un nontiscordardimé essiccato.


    ~ • ~

    L’ interprete
    ~ Nome: Brwiannenllyn Wyn Cynddylun ~
    ~ Razza: Spiritello ~ Origine: Foresta di Fanedell ~
    ~ Sesso: ??? ~ Età: ??? ~ Idiomi: Tutti ~
    [ Oggetto permanente del Mercante "Interprete di Babele" ]


    Aspetto e carattere

    Un innocuo spiritello che si cela nelle tasche del proprietario, in grado di fare da interprete in qualunque conversazione, qualsiasi siano i lemmi coinvolti. Non conosce tuttavia alcun alfabeto, perciò non può tradurre testi scritti.
    In piedi, è alto quanto la spanna di un bambino. Le sue membra sono incredibilmente sottili, in proporzione a quelle di un umano rimpicciolito alla stessa statura; ha tratti affilati, occhietti completamente neri un poco a mandorla, orecchie a punta e piccoli canini con cui spacca il carapace dei coleotteri, quando riesce a catturarne uno. Ma non bisogna immaginarlo troppo selvaggio: questi tratti ferini si sposano con un'eterea eleganza e trasparenti ali da libellula, da autentica fata delle fiabe. Confeziona da sé vestiti di foglie che sono la delizia di Göstaff. Ama con un’intensità incredibile tutto ciò che di piccolo c’è in natura: i soffioni di tarassaco, i fiori di biancospino, le bacche di rosa canina, i pettirossi nei loro nidi, le fungaie di pioppini al mattino dopo la pioggia…


    Biografia


    G
    östaff lo ha trovato in vendita in mezzo all’incredibile disordine di un negozio di Selowen. In cima ad una pila di libri sfasciati dall’umidità, in una gabbietta ossidata dal guano di uccelli morti da tempo, languiva, grigio ed apatico, quello che sulle prime poteva sembrare un diafano pipistrello. Solamente in seguito si è scoperta la portata della crudeltà (o più probabilmente dell’ignoranza) del mercante che ne era venuto in possesso: c’è, nella natura degli spiritelli, qualcosa di così intimo e segreto, così irriducibile ad ogni esibizione e spiegazione, che la sola occhiata intrigante di un estraneo è capace di procurargli un fisico tormento, e di causarne addirittura la morte. Questa la ragione, comprovata dagli studi dei dotti, della celebre ritrosia del Piccolo Popolo. Gli sguardi delle decine e decine di curiosi che ogni giorno affollavano il negozio sul canale in cerca di qualche rarità da accaparrarsi a buon prezzo era una tortura che l’aveva quasi ucciso.
    Fortuna ha voluto che lo stesso negligente commerciante avesse concepito l’idea di offrire allo stesso prezzo, assieme alla creatura sempre più inspiegabilmente patita, un volumetto scientifico sulla natura delle Fate, che egli non doveva aver evidentemente mai aperto. All’interno, la puntuale spiegazione, forse in uno stile un po’ troppo ampolloso, della brutta cera della creatura. Sconvolto, il gentiluomo di Najaza avrebbe voluto a quel punto restituire la libertà alla creatura, la quale era tuttavia talmente consumata da non avere quasi più la forza di muoversi. Durante la lunga convalescenza, trascorsa rigorosamente lontano da sguardi indiscreti, l’essere fatato ha finito per affezionarsi a pupillo e precettore, ai quali, una volta rimessosi, ha deciso di restare legato, e raccontare la propria storia:





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    ~ • ~



    Il precettore

    ~ Nome: Göstaff von Aspendag ~
    ~ Razza: Umano ~ Stirpe: Nobiltà di Najaza ~
    ~ Tipo di famiglio: Mascotte [0 pt]~
    ~ Sesso: Maschio ~ Età: 52 ~
    ~ Rango: Gentiluomo inferiore ~


    Aspetto e carattere

    Un uomo che ha da poco superato la cinquantina, con folti capelli ondulati che gli arrivano alle spalle, un tempo di un bel color miele ora striato di grigio, e lunghi baffi eccezionalmente curati. Ancora un bell’uomo (alcuni insinuano addirittura sia l’amante della vedova Gyllenstierna), tiene molto al suo aspetto e al proprio contegno sociale. È istruito nelle varie branche del sapere quel tanto che basta ad essere stimato come un grande intellettuale fra la nobiltà dell’Enclave.
    La madre di Kiryll lo definisce “un uomo troppo sensibile per questo Presidio”. In effetti, Göstaff non corrisponde al tipico aristocratico di Najaza: le sue frequenti crisi di pianto lo hanno reso lo zimbello della servitù, sebbene nessuno osi trattarlo senza riguardo in presenza della sua arcigna protettrice.


    Biografia



    G
    östaff è un “famiglio” della casata Gyllenstierna, ovvero un nobile minore senza possedimenti propri. Preso in casa in origine per seguire l’istruzione di base del suo pupillo, è rimasto poi come abitante fisso del palazzo di famiglia, con i vari uffici di occuparsi della corrispondenza, comporre opere poetiche celebrative, curare la biblioteca e la Camera delle Meraviglie… ma soprattutto come una sorta di raro animale domestico da farsi invidiare dalle altre casate.
    Tuttavia, la vera passione del nobiluomo, la “missione” a cui dedica ogni sua ora libera (e non sono poche), è la compilazione di un Corpus che raccolga tutte le fiabe e i racconti popolari di Endlos.
    Convinta la madre di Kiryll dell’immenso valore culturale ed etnografico del suo progetto, l’uomo spende i soldi della vedova senza riguardo per farsi spedire codici e pergamene da ogni angolo dei quattro Presidi.

    Il recente incarico di accompagnare il suo antico pupillo nel proprio Grand Tour rappresenta per il gentiluomo non solo una salutare interruzione dal suo logorante lavoro, ma anche l’occasione di svolgere le proprie ricerche di persona, potendo attingere finalmente alle tanto preziose fonti orali.
    Inizialmente la madre di Kiryll, il potente capo della casata Gyllenstierna, diffidente come tutto il resto della nobiltà dell’Enclave nei confronti del mondo di sotto, ed inoltre eccezionalmente protettiva ed apprensiva verso il figlio, si era opposta rigidamente alla richiesta di partire del cadetto… Pare che solo l’intervento di Göstaff, che sulla vedova esercita una singolare influenza, abbia potuto convincerla ad assecondare la volontà del ragazzo.
    Il suo compito, durante il viaggio, è di sorvegliare il cadetto, assicurandosi che non venga truffato nelle locande, che scelga il percorso migliore e più sicuro verso il sud, e che una volta arrivato visiti tutte le mete imprescindibili di un viaggio simile. Del resto, ai suoi tempi Göstaff ha compiuto lo stesso itinerario, e le memorie di quella fresca età sono ancora vivide in lui. Non da ultimo, il gentiluomo avrebbe dovuto tenere i cordoni della borsa, custodendo le sostanze assegnate dalla madre di Kiryll (sufficienti come minimo per il primo anno di pellegrinaggio)… peccato che sia riuscito a farsi derubare prima ancora di lasciare il Presidio settentrionale!










    Il Grand Tour

    Traversata dell'Etlerth
    I ~ Patti e Catene
    II ~ L'ultima locanda dell'Etlerth
    ~

    Il Carnevale di Selowen
    I ~ Arrivo alla Città dell'Acqua
    II ~ L'Inizio del Carnevale
    III ~ ...

    Tappa ad Elterhal
    I ~ Il fiore blu del pomeriggio
    II ~ Una notte diversa
    ~

    Il Festival della Birra di Matafleur
    I ~ Ospiti Improvvisi
    II ~ Gentlemen's Agreement


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    Edited by T h e B a r d - 22/3/2021, 17:09
     
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